Come potare la vite per un raccolto abbondante: il segreto dei vignaioli

Quando si parla di cimare una vite, sembra quasi che si stia parlando di un gesto arcano, un rito iniziatico che solo i veri intenditori possono comprendere appieno. Insomma, non è una cosa che puoi fare come spuntare qualche ramo di rose nel tuo orto, no, per niente. La cimatura della vite è tutt’altra faccenda, qualcosa che ha bisogno di una certa finezza, un certo legame con la pianta.

È un po’ come un rapporto di intesa, dove la pianta ti comunica cosa le serve e tu, con pratica e sapere, capisci dove e come agire. Non basta fare qualche spuntatina qua e là, serve un approccio esatto, sistematico, che può fare davvero la differenza. Certo, chi non è del settore non ci fa troppo caso, ma per chi lavora con la vite ogni giorno, ogni piccolo particolare conta, perché dietro c’è un mondo intero, un mondo che ha radici profondissime, che parte da secoli di tradizione e si lega con la storia stessa dell’agricoltura.

Si parla di una pianta che non solo è millenaria, ma è il cuore vitale di un’intera industria, dalla Francia all’Italia, fino ad arrivare in America, ed è proprio grazie a lei che nascono quei vini che possiamo trovare sulle nostre tavole. Ecco perché, se vuoi un buon vino, devi partire dalla base: dalla cimatura, punto.

Come cimare una vite senza fare danni

Poi, se ci pensi, la cimatura della vite non è una cosa che puoi fare quando ti sovviene, o quando hai un po’ di tempo libero. È tutta una questione di sincronia. Non è come una pianta da vaso che potresti cimare quando ti pare, qui c’è un momento preciso in cui devi agire, un periodo che ti dirà se riuscirai a ottenere il meglio dalla tua pianta o no.

Non è che cimi sempre e comunque, hai bisogno di sapere quando è il momento giusto, e di solito questo periodo va da gennaio a febbraio, quando la pianta sta riposando, si trova in una sorta di quiete vegetativa. È un momento calmo, dove la vite è meno esposta e quindi, cimando, non rischi di farle troppo male. Però attenzione, non esagerare, eh?

Perché se lo fai troppo tardi, rischi che la linfa inizi a fuoriuscire, e non è affatto una bella cosa, anzi, la pianta può debilitarsi e diventare più sensibile a freddo e gelate. In alcuni casi, puoi anche fare qualche intervento a marzo, magari ad aprile, ma solo se sei davvero sicuro di quello che stai facendo, e sempre con un occhio ben attento alle condizioni della pianta. Insomma, la sincronia non è affatto una cosa da sottovalutare. Poi c’è tutto un altro discorso, quello del “come” si cima una vite.

La tempistica giusta per una cimatura efficace

E qui, come dire, entra in gioco un mix tra scienza e arte. Un po’ come quando prendi un coltello e ti appresti a fare un taglio: se non sai come farlo, è facile fare danni, ma se hai un po’ di esperienza, il gesto diventa naturale. Non si tratta solo di dare un colpo qua e un colpo là, ma devi essere preciso, devi cercare il punto giusto dove fare il taglio.

Diciamo che la regola d’oro è sempre quella di tagliare vicino al tronco. Se non fai attenzione, rischi di lasciare delle “ferite” troppo aperte, da cui potrebbero crescere nuovi rami, magari deformati. Eppure, non basta solo fare un taglio a caso. La direzione dei rami conta, perché quelli orizzontali vivono più a lungo, ma danno meno frutto, mentre quelli verticali sono più produttivi, ma possono affaticare la pianta.

Quindi, come cimatore, bisogna sempre trovare un equilibrio, un giusto mix tra questi due tipi di rami. Se non trovi il giusto bilanciamento, rischi di stressare troppo la pianta, o peggio, di farla crescere male. E poi, ci sono quei rami che proprio non servono più a niente, quelli secchi, che non danno frutti, che non fanno altro che assorbire energia alla pianta. Non ci pensare nemmeno, tagliali senza pietà, perché lasciare questi rami inutili è come tenere in casa una lampadina fulminata: toglie solo energia senza dare niente in cambio.

Un mestiere che richiede esperienza

Quindi il segreto è proprio questo: lasciare solo i rami che possono produrre, quelli che possono davvero dare il meglio per la produzione. Non è difficile, ma bisogna essere attenti, fare attenzione a non togliere troppo, e a non fare danni. La pianta ha bisogno di essere curata, ma senza essere stressata troppo. Un altro aspetto interessante della cimatura della vite è che, come ogni altra pianta, non tutte le viti sono uguali.

Quando la pianta è giovane, non serve fare chissà che tipo di intervento, basta darle la forma giusta, per farla crescere sana. Però quando la vite è più grande, è un altro discorso. Diventa più rigida, più difficile da trattare, e in quel caso ci vuole un intervento più deciso, più radicale. Se è una pianta ben formata, puoi limitarti a una cimatura leggera, per mantenerla sana e ben strutturata, ma se è vecchia e ha bisogno di un po’ di “rinnovamento”, lì è necessario essere più incisivi.

Non è mica sempre facile, eh, perché ogni pianta ha il suo carattere, il suo modo di reagire, ma con un po’ di esperienza, ci si fa la mano. Il trucco sta nel saperla ascoltare. C’è poi una cosa che non puoi dimenticare mai: l’angolo di taglio. Ogni volta che fai un taglio, devi fare in modo che l’acqua non ristagni, perché altrimenti rischi di compromettere la salute della pianta.

La cimatura della vite per un raccolto perfetto

Un taglio inclinato è sempre la scelta migliore, perché l’acqua scivola via senza problemi, e la pianta è più protetta. E non dimenticare mai che non puoi mai togliere troppo, mai più del 25% della pianta. Se esageri, la pianta si stressa, e poi la qualità del raccolto ne risente. La cimatura è un po’ come una danza, un equilibrio perfetto tra tecnica e “sensibilità”.

Se la fai bene, la vite ti ricambierà con un raccolto che ti farà venire l’acquolina in bocca. E sì, lo so, può sembrare una cosa noiosa, ma ti assicuro che ogni piccolo dettaglio che metti nella cimatura fa la differenza quando è il momento di bere un bel bicchiere di vino fatto con quelle stesse viti.

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